CALCOLI BILIARI: COSA SONO E COME TRATTARLI

CALCOLI BILIARI: COSA SONO E COME TRATTARLI

I calcoli biliari sono depositi di materiale digestivo, simili a piccoli sassolini, che possono formarsi nella cistifellea, un organo che si trova sul lato destro dell’addome, appena sotto il fegato. Le dimensioni dei calcoli biliari possono essere variabili, a seconda della gravità, così come anche la loro quantità: ogni caso richiede una specifica valutazione medica.

Alcuni pazienti non sviluppano mai sintomi, ma quando ciò accade è possibile che si debba intervenire chirurgicamente.

Sintomi dei calcoli biliari: quando rivolgersi a un dottore

Come accennato, non tutti i pazienti sviluppano sintomi evidenti. In tal caso, non sono generalmente previsti trattamenti. Qualora tuttavia un calcolo biliare dovesse depositarsi ed essere causa di un blocco, è possibile l’insorgenza della seguente sintomatologia:

  • Dolore acuto ed improvviso nella parte alta a destra o al centro dell’addome;
  • Dolore alla spalla destra o in mezzo alle scapole;
  • Nausea o vomito

La durata dei sintomi può variare da alcuni minuti a qualche ora.

Se il dolore addominale dovesse acuirsi al punto di impedire alla persona di svolgere le normali attività quotidiane o persistere anche da fermi, si consiglia di rivolgersi immediatamente al proprio medico.

Trattamenti per i calcoli biliari

Nel caso di calcoli biliari sintomatici esistono diverse opzioni di trattamento. Una corretta valutazione su quale percorso intraprendere potrà essere effettuata solamente dal proprio medico curante, il quale sarà in grado di indirizzare il paziente a seconda dei sintomi e delle caratteristiche dei calcoli.

In linea generale, i trattamenti per i calcoli biliari prevedono la mitigazione dei sintomi e includono:

  • Terapie farmacologiche
  • Intervento chirurgico
  • Litotrissia extracorporea ad onde d’urto
  • Stent biliare endoscopico

Approfondiamone per ciascuno gli aspetti più importanti.

Terapia farmacologica

Al giorno d’oggi esiste un’ampia gamma di farmaci ideati per interrompere lo sviluppo dei calcoli biliari e indurre il loro scioglimento.

La somministrazione di farmaci può essere consigliata nel caso di pazienti che presentano calcoli di piccole dimensioni e non calcificati, e in cui la cistifellea non presenta anomalie. La terapia dura in genere dai sei ai dodici mesi, e presenta un certo rischio di ricaduta.

Intervento chirurgico: colecistectomia

La colecistectomia rappresenta un intervento chirurgico finalizzato alla rimozione della cistifellea. Spesso effettuata in laparoscopia per facilitare il recupero, si tratta dell’unica opzione in grado di garantire una risoluzione definitiva, seppur maggiormente invasiva rispetto ad altre.

Litotrissia extracorporea a onde d’urto

La litotrissia extracorporea a onde d’urto rappresenta una valida alternativa all’intervento chirurgico per la gestione dei calcoli biliari. Si tratta di una tecnica che sfrutta le onde sonore ad alta frequenza per produrre particolari onde d’urto.

Può essere eseguita in regime ambulatoriale e non prevede la sedazione, ma può essere applicata solo in presenza di calcoli di piccole dimensioni e in caso di corretto funzionamento della cistifellea.

Stenting biliare endoscopico

Lo stenting biliare costituisce un’altra utile alternativa per il trattamento non chirurgico dei calcoli biliari. Come dice il nome stesso, la procedura consiste nell’inserimento di uno stent (ovvero una sorta di tubicino) dalla cistifellea al duodeno, al fine di eliminare il restringimento del dotto biliare.

Si tratta di una procedura particolarmente utilizzata nel trattamento di pazienti ad alto rischio, a cui è sconsigliato sottoporsi a un intervento chirurgico.

I calcoli biliari costituiscono un disturbo da non sottovalutare e che può rivelarsi invalidante sotto molti punti di vista a causa dei sintomi particolarmente dolorosi. Per questa ragione consigliamo di non attendere, ma consultare un medico non appena le prime manifestazioni sintomatologiche dovessero presentarsi, al fine di prevenire un ulteriore sviluppo della malattia.

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