EMORROIDI PATOLOGICHE: FISIOPATOLOGIA E CLASSIFICAZIONE

EMORROIDI PATOLOGICHE: FISIOPATOLOGIA E CLASSIFICAZIONE

Le emorroidi patologiche non rappresentano solamente un disturbo del canale ano-rettale, ma causano una vera e propria malattia (la patologia emorroidaria) da non sottovalutare, anche se benigna, di cui discutere con il proprio medico di fiducia e, se necessario, con lo specialista, e, infine, da trattare e da curare nel modo più appropriato.

Nonostante vi sia una certa reticenza nel parlare del problema, si tratta di una condizione molto diffusa che, ad oggi, colpisce più della metà della popolazione mondiale, di genere sia maschile che femminile (anche se i dati dimostrano che le donne ne sono maggiormente soggette).

Individuare tempestivamente se la condizione di sofferenza in atto può essere causata dalle emorroidi patologiche è molto importante per avere fin da subito la certezza che non si tratti di una patologia ben più grave, di natura eventualmente maligna e con una sintomatologia simile.

Inoltre, curare le emorroidi fin da quando subentrano i primi fastidi (anche se lievi) può evitare l’aggravarsi della situazione insieme all’insorgere di nuovi disturbi e, allo stesso tempo, può aiutare il paziente ad individuare nuove abitudini più salutari che impediscono un progressivo peggioramento della qualità della vita.

Tutti “abbiamo le emorroidi”

Prima di approfondire la fisiopatologia e la classificazione delle emorroidi patologiche, vogliamo ribadire un concetto fondamentale: le emorroidi sono anatomicamente presenti nel corpo umano e ciò significa che fanno parte di esso contribuendo al suo normale funzionamento.

È del tutto normale, quindi, non sentirne la presenza a meno che non vi siano in atto stati infiammatori o problematiche annesse.

Le emorroidi, infatti, costituiscono un insieme di cuscinetti vascolarizzati composti da strutture artero-venose anastomizzate (cioè da un insieme di piccoli vasi arteriosi e venosi collegati tra loro) e da tessuto connettivo con un contenuto elevato di fibre elastiche e collagene.

Ogni essere umano ha tre cuscinetti principali che compongono, insieme alle formazioni minori, il plesso emorroidario e che sono così collocati in relazione alla loro posizione: laterale sinistro, anteriore destro e posteriore destro.

Le emorroidi sono situate all’interno del canale anale e concorrono, insieme agli sfinteri, a quell’importante funzione che consiste nel mantenimento della continenza fecale (in altre parole, contribuiscono alla capacità di trattenere le feci e i gas e di controllare l’evacuazione).

“Avere le emorroidi”, in conclusione, è del tutto normale, non si deve provare vergogna nel parlare dell’insorgere di un disturbo né tantomeno minimizzare il problema.

Bisogna, quindi, superare il tabù e rivolgersi a dei professionisti di fiducia per trovare il rimedio più adatto quando le emorroidi si gonfiano o si infiammano causando non solo dei disturbi ma una vera e propria patologia, ovvero la malattia emorroidaria, che nei casi più gravi può diventare addirittura invalidante.

Malattia emorroidaria: cos’è?

Si parla di malattia emorroidaria in presenza di emorroidi patologiche, ovvero quando il tessuto vascolarizzato di cui è formato il plesso emorroidario:

  • aumenta eccessivamente di volume;
  • prolassa, cioè fuoriesce dall’ano;
  • si congestiona;
  • sanguina (con un sangue di colore rosso vivo);
  • causa un fastidioso prurito o bruciore;
  • si trombizza provocando un dolore acuto.

Cause

Non è ancora stata scoperta la causa precisa delle emorroidi patologiche ma ad oggi si è certi che concorrano a far comparire la patologia un insieme di fattori.

Se da un lato vi è la genetica, dall’altro vi sono scelte personali errate come, ad esempio, un’alimentazione sbagliata (povera di acqua, di fibre e di frutta e verdura ma ricca di sostanze irritanti), la stipsi, la mancanza di esercizio fisico e la vita sedentaria.

Anche la pratica di attività sportive che richiedono di rimanere seduti (come il ciclismo o l’equitazione, ad esempio), l’abitudine a fare sforzi prolungati e l’invecchiamento danno il loro contributo nello sviluppo di una patologia emorroidaria.

Infine, per le donne a tutti questi fattori di rischio bisogna aggiungere la gravidanza.

Classificazione delle emorroidi

Prima di tutto, è necessario fare una prima grande macro-distinzione tra emorroidi esterne ed emorroidi interne per procedere successivamente con la classificazione e la descrizione dei livelli di gravità della malattia emorroidaria.

Emorroidi interne ed emorroidi esterne

Le emorroidi interne in genere non provocano dolore e non sono visibili ad occhio nudo perché si trovano all’interno del canale ano-rettale e al di sopra della linea dentata o pettinea, ovvero della linea immaginaria che separa il retto dall’ano.

Al contrario, le emorroidi esterne sono delle protuberanze che fuoriescono dall’ano e risultano, quindi, essere visibili proprio perché si trovano al di sotto della linea dentata. Sono ricoperte da uno strato di derma di colore rosso scuro, sottile e molto sensibile sia al dolore che alla temperatura.

Classificazione del prolasso secondo Goligher

Parlando, inoltre, delle emorroidi patologiche si ottiene una classificazione fatta in base alla tipologia del prolasso, e non dei sintomi del paziente, e utile a capire come intervenire correttamente sul problema.

In base alla classificazione delle emorroidi di Goligher (1975) esistono quattro livelli della patologia:

  1. emorroidi di 1° grado: non vi è prolasso, il che significa che le emorroidi sono solo interne ed esternamente non vi è nulla di visibile;
  2. emorroidi di 2° grado: vi è un aumento di volume e le emorroidi tendono a prolassare ma si riducono spontaneamente subito dopo la defecazione;
  3. emorroidi di 3° grado: vi è un prolasso importante all’esterno e sono riducibili lentamente o con varie manovre manuali;
  4. emorroidi di 4° grado: il prolasso esterno non rientra e le emorroidi sono irriducibili.

Come si capisce di avere una malattia emorroidaria?

Le perdite ematiche che si verificano durante o dopo la defecazione come anche il dolore o il prurito anale sono indubbiamente dei segnali d’allarme.

In ogni caso, per sapere con certezza se i disturbi sono causati dalle emorroidi patologiche e, di conseguenza, se si soffre di una malattia emorroidaria, bisogna effettuare una visita medica (ricordiamo che il medico specialista che cura le problematiche connesse alle emorroidi è il proctologo).

Dato che alcuni sintomi sono molto simili a quelli generati da altre patologie maligne, questo accertamento è molto importante per ottenere una diagnosi certa e anche per escludere la presenza di malattie gravi, come il tumore del colon-retto e il tumore dell’ano.

Un primo esame sarà visivo e servirà ad ispezionare la zona dell’ano e quella adiacente al fine di individuare la presenza di emorroidi esterne o di un prolasso e, successivamente, potrebbe essere necessario un esame rettale per indagare la condizione delle emorroidi interne ed escludere eventuali ulteriori problematiche.