Malattia di Chron
La malattia di Crohn, nota anche come ‘morbo di Crohn’ o ‘enterite regionale’, è una patologia appartenente alla categoria delle I.B.D. (malattie infiammatorie croniche intestinali) che, seppur in maniera frammentaria, può colpire qualsiasi porzione del tratto gastrointestinale, dal palato all’ano.
Ciononostante, le zone più frequentemente coinvolte durante la manifestazione della malattia tendono ad essere il colon e l’ileo terminale.
La malattiadiCrohn fu scoperta nei primi anni trenta dal gastroenterologo di origine statunitense Burrill B. Crohn, da cui prende il nome, il quale per primo identificò in una serie di pazienti un’infiammazione dell’ileo terminale, tra le zone maggiormente interessate dalla malattia: per questa ragione la patologia viene talvolta denominata altresì ‘enterite regionale’ o ‘ileite regionale’.
Incidenza.
Il morbo di Crohn tende generalmente a manifestarsi soprattutto durante l’adolescenza e tra persone in una fascia d’età compresa tra i cinquanta e i settant’anni, sebbene possa potenzialmente colpire a qualsiasi età. Si stima che la sua diffusione, ogni giorno in continuo aumento, coinvolga soprattutto le nazioni Occidentali, con particolare prevalenza nelle zone del Nord America e del Nord Europa.
La malattia di Crohn è rilevata in percentuale maggiore su soggetti di sesso femminile.
Quali sono le cause della malattia di Crohn?
La malattia di Crohn rientra tra le malattie cosiddette ‘autoimmuni’: il sistema immunitario del soggetto colpito aggredisce sezioni del tratto gastrointestinale fino a causarne l’infiammazione.
Le ragioni alla base di questa anomala reazione immunitaria sono ancora oggi sconosciute, anche se la comunità scientifica è in grado di ricondurla ad una combinazione di fattori che ne influenzerebbero l’insorgenza.
- Alterazione della flora batterica
La sproporzionata reazione immunitaria alla base della malattia è strettamente collegata alla flora batterica presente nel tratto gastrointestinale. In un soggetto sano, infatti, la presenza di determinati batteri è assolutamente fisiologica e ha come scopo quello di stimolare la generazione di anticorpi attraverso una leggera infiammazione della mucosa.
In individui colpiti dalla malattia di Crohn, invece, tale infiammazione si estende in maniera incontrollata fino a danneggiare vari tratti dei tessuti gastrointestinali.
- Fattori Genetici
Alcuni studi del settore ritengono plausibile che la malattia di Crohn possa avere un’origine genetica. Alla base di questa teoria vi sarebbe la più frequente probabilità di insorgenza in soggetti che presentano stretti legami di parentela con individui già colpiti dalla malattia.
La patologia è infatti stata associata alla mutazione di più di trenta geni, coinvolti sia direttamente che indirettamente. Nonostante la tendenza alla familiarità, non vi sono tuttavia prove che si tratti di una malattia ereditaria.
- Fattori Ambientali
Tra i fattori ambientali che influiscono sull’insorgenza della malattia di Crohn rientrano soprattutto il fumo di sigaretta, in grado di aumentare notevolmente il rischio di ammalarsi, e l’utilizzo di farmaci antinfiammatori non steroidei
Quali sono i sintomi della malattia di Crohn?
La sintomatologia della malattia di Crohn, soprattutto nelle fasi iniziali, può risultare abbastanza ambigua, tanto da rendere difficile una diagnosi immediata. Una delle prime manifestazioni della malattia si ha solitamente con la comparsa di febbre; altri sintomi variano a seconda del tratto intestinale colpito.
In linea generale, i sintomi della malattia di Crohn comprendono:
- Crampi e dolori addominali dovuti al rigonfiamento delle pareti intestinali a causa dell’infiammazione in atto. La regione addominale maggiormente interessata è quella circostante alla fossa iliaca destra (parte inferiore destra dell’addome), la zona più spesso soggetta alla manifestazione della malattia di Crohn.
Il dolore è percepibile in maniera costante e può accentuarsi al palpamento.
- Diarrea cronica con possibili tracce di sangue.
L’infiammazione alla base della malattia di Crohn provoca una grande perdita di liquidi da parte delle mucose intestinali che, non potendo essere ri-assimilati, generano le forti scariche acquose.
Talvolta i sintomi possono comprendere steatorrea, ovvero, la presenza eccessiva di sostanze grasse non digerite nelle feci.
- Nausea e vomito.
- Fistole e afte
Se l’infiammazione dei tessuti gastrointestinali persiste, è possibile l’insorgenza di afte nel cavo orale e di fistole nella regione anale.
Oltre al forte dolore, nei casi più gravi la presenza di fistole può essere causa di sanguinamento ed emorragie. Con il passare del tempo, le fistole possono raggiungere altri organi interni, come ad esempio la vescica, e generare un versamento di materiale intestinale con conseguente possibilità di infezione.
- Minor appetito e perdita di peso accompagnati da stanchezza e affaticamento generale.
Ciò può accadere a causa sia dei dolori addominali persistenti che dalla maggiore difficoltà da parte dell’organismo a digerire e assimilare gli alimenti.
Diagnosi.
A causa dell’insufficiente specificità dei sintomi, facilmente riconducibili anche ad altre patologie, la diagnosi della malattia di Crohn può rivelarsi particolarmente complessa, soprattutto negli stadi iniziali.
Non esiste una tecnica diagnostica unica in grado di identificare la patologia: è necessario quindi affidarsi a diversi strumenti di valutazione in grado di analizzare e individuare l’infiammazione in atto nel tratto gastrointestinale.
Tra le procedure adottate per la diagnosi della malattia di Crohn, ricordiamo in particolare:
- Ecografia
L’ecografia rappresenta un valido mezzo di osservazione delle pareti intestinali al fine di effettuare la diagnosi della malattia e di eventuali complicanze insorte.
- Ileo-colonscopia
Questo esame colonscopico permette di ottenere una visione accurata dell’ileo e dello stato di infiammazione delle mucose. Si tratta di uno strumento fondamentale nella valutazione di eventuali alterazioni del tessuto.
- Risonanza magnetica per mezzo di contrasto.
La risonanza magnetica dell’addome costituisce una metodologia diagnostica non-invasiva in grado di localizzare l’infiammazione e valutarne l’entità e l’estensione dei danni provocati ai tessuti.
- Biopsia
La biopsia ha come scopo il prelievo di un pezzo di mucosa intestinale da sottoporre in seguito ad esame istologico effettuato tramite microscopio. Si tratta di uno dei metodi più accurati per la diagnosi della malattia di Crohn in quanto permette di differenziarla da patologie affini, come ad esempio la rettocolite ulcerosa.
Decorso e complicanze.
La malattia di Crohn è una patologia cronica permanente: questo significa che i sintomi si manifestano in maniera ricorrente per tutta la vita. Un aspetto tipico della malattia consiste nell’alternanza tra periodi di latenza, con assenza di sintomi, a fasi di recidiva, caratterizzate da una riacutizzazione dell’infiammazione.
Se non trattata, la malattia di Crohn può portare allo sviluppo di gravi complicanze, tra cui:
- Ascesso perianale
L’ascesso perianale è un accumulo localizzato di pus nella regione dell’ano o in prossimità del retto causato dall’infezione di una o più fistole che genera dolore e febbre. Richiede un trattamento antibiotico e, talvolta, l’intervento chirurgico.
- Occlusione intestinale
L’infiammazione cronica delle mucose può portare a stenosi, ovvero al restringimento di una o più porzioni del cavo intestinale con conseguente ostruzione, totale o parziale. Richiede spesso l’intervento chirurgico.
- Perforazione intestinale
Una delle conseguenze più gravi possibili della malattia di Crohn. L’infiammazione intestinale, se non trattata, può aggravarsi a tal punto da produrre ulcerazioni in grado di perforare le pareti dell’intestino.
Oltre alle complicanze che coinvolgono il tratto gastrointestinale, la malattia di Crohn può indirettamente provocare danni e infiammazioni anche ad altri organi e tessuti, come occhi, pelle, fegato e vie biliari.
Il rischio di morte varia a seconda della durata della malattia e delle eventuali complicanze insorte: in linea generale, il tasso di mortalità è stimato essere attorno al 5% dei casi.
Terapia e trattamenti.
Dal momento che non esiste una cura definitiva, nel caso della malattia di Crohn la terapia ha come obiettivi la riduzione dell’infiammazione, la gestione di eventuali infezioni e il controllo dei sintomi mediante una combinazione di medicinali selezionati dal medico curante.
I trattamenti attualmente disponibili sono quindi da personalizzare a seconda dei sintomi e delle esigenze dei pazienti, in quanto anche la risposta del corpo può essere diversa da soggetto a soggetto.
Il trattamento farmacologico in genere prevede l’utilizzo di:
- Antibiotici
La terapia antibiotica ha lo scopo di ri-equilibrare dal suo stato di alterazione la flora batterica intestinale, spesso corresponsabile dell’infiammazione alla base della malattia di Crohn.
Tra gli antibiotici più comunemente impiegati vi sono metronidazolo, rifaximina, ciprofloxacina e fluorochinolonici.
La durata del trattamento varia in genere dalle 3 alle 8 settimane.
- Corticosteroidi
L’utilizzo di corticosteroidi come il cortisone o il budesonide, grazie alla potente azione anti-infiammatoria, aiuta a sopprimere e gestire l’eccessiva risposta immunitaria responsabile dell’infiammazione dei tessuti intestinali.
- Immunosoppressori
Generalmente si ricorre al trattamento tramite immunosoppressori in quei casi in cui il paziente non risponda adeguatamente alle terapie sopracitate.
L’azione degli immunosoppressori (azatioprina, ciclosporina A, metotrexate) è in grado di indurre la morte di buona parte dei globuli bianchi in attivo, responsabili dell’aggressione ai tessuti del tratto gastrointestinale.
- Aminosilicati
La terapia a base di aminosilicati prevede il ricorso principalmente a sulfasalazina e mesalazina, principi attivi dal grande potenziale anti-infiammatorio.
Nel caso in cui insorgano particolari complicanze, può rivelarsi necessario intervenire chirurgicamente.