SONDE NASOGASTRICHE E SONDE NASODIGIUNALI

SONDE NASOGASTRICHE E SONDE NASODIGIUNALI

La nutrizione enterale è la procedura grazie a cui è possibile introdurre le sostanze nutritive di cui il corpo ha bisogno direttamente nel tratto gastrointestinale tramite l’utilizzo di una sonda. In genere, questa pratica viene applicata su tutti quei pazienti in cui l’apparato digerente risulta ancora funzionante, anche solo parzialmente, i quali tuttavia non possono alimentarsi per via orale a causa di determinate patologie.

Le sonde nasogastriche e nasodigiunali sono dispositivi indicati per la nutrizione enterale a breve e a medio termine e possono essere utilizzati a molti scopi diversi: per alimentare, per idratare, per decomprimere o per somministrare farmaci.

Prima di poter procedere al posizionamento di una sonda nasogastrica o nasodigiunale è fondamentale scegliere la tipologia più adatta al paziente, a seconda dei materiali o delle dimensioni.
Il metodo di selezione deve prendere in considerazione molti fattori: lo scopo della procedura, il tempo di permanenza del dispositivo nel corpo e l’anatomia del paziente sono tra quelli più importanti.

Le sonde nasogastriche o nasodigiunali possono essere realizzate in silicone, in poliuretano o in PVC. Vediamo insieme le principali differenze.

  • In silicone

Le sonde nasogastriche o nasodigiunali si distinguono per morbidezza e comfort. Oltre a essere completamente biocompatibili, minimizzando così il rischio di irritazioni o reazioni allergiche nel paziente, queste sonde hanno anche una durata più lunga.

  • In PVC

Il PVC è un materiale più rigido del silicone e si rivela particolarmente adatto come decompressore. Facili da posizionare, le sonde nasogastriche o nasodigiunali realizzate in PVC hanno però il limite di poter rimanere inserite per un massimo di ventiquattr’ore, in quanto rischiano di provocare decubiti o reazioni allergiche al paziente.

  • In poliuretano

Le sonde nasogastriche e nasodigiunali in poliuretano risultano essere quelle più vantaggiose sotto tanti punti di vista. Oltre a consentire un flusso migliore, sono particolarmente indicate per permanenze a lungo termine. Sono inoltre termosensibili e completamente biocompatibili, riducendo così il rischio di eventuali irritazioni o reazioni allergiche nel paziente.

Una volta esaminato il quadro completo e scelta la tipologia di sonda nasogastrica o nasodigiunale più adatta al paziente in cura, si può procedere con una valutazione delle lunghezze e, infine, il posizionamento vero e proprio.
Esistono tre tecniche diverse tramite cui può avvenire l’inserimento:

  • Alla cieca: dopo essere stata adeguatamente lubrificata tramite un particolare gel, la sonda viene inserita nella narice e fatta scendere sino allo stomaco, chiedendo prima al paziente di deglutire, per evitare il passaggio nella trachea.
  • Sotto guida fluoroscopica: la tecnica prevede l’utilizzo di sonde filo-guidate e l’intero percorso viene evidenziato ai raggi X.
  • Con guida endoscopica: si utilizza uno strumento endoscopico che consente la visione diretta della procedura. Dopo aver posizionato un apposito filo-guida all’interno del sondino, così da renderlo più rigido, quest’ultimo viene introdotto attraverso una narice fino al raggiungimento dello stomaco.
  • Con navigazione elettronica: si utilizza un’apparecchiatura dedicata che consente di verificare il corretto posizionamento tramite un sensore esterno. Questa tecnica è la meno invasiva di tutte ed evita di sottoporre il paziente ad un’esposizione ai raggi X. E’ molto indicata in caso di posizionamento di sondini naso-enterali, soprattutto in pazienti pediatrici.

Una volta inserita la sonda nasogastrica o nasodigiunale, è fondamentale accertarsi che sia posizionata correttamente attraverso una valutazione del pH o, in alternativa, tramite una valutazione radiologica che permette di visualizzare l’intero percorso effettuato dalla sonda.

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