TRATTAMENTO ENDOSCOPICO DELLE NEOPLASIE

TRATTAMENTO ENDOSCOPICO DELLE NEOPLASIE

In Italia le patologie a carico dell’apparato digerente sono ogni giorno in costante aumento e, insieme a quelle cardiovascolari, tra le più frequentemente diffuse. Reflusso gastroesofageo, stipsi e nausea sono solo alcune delle prime manifestazioni che possono portare alla diagnosi di disturbi del sistema gastroenterico. Quelle di maggior impatto fisico e psicologico sono tuttavia le neoplasie, che possono colpire zone come lo stomaco, l’esofago e il colon.

In particolare, si è osservata una certa correlazione tra malattie infiammatorie croniche intestinali e un maggior rischio nello sviluppo di tumori, e più nello specifico neoplasie localizzate a livello dell’intestino.

La branca della medicina che si occupa del trattamento di queste patologie è l’endoscopia digestiva, una tecnica diagnostica e terapeutica che consente di confermare la presenza di eventuali alterazioni o lesioni dell’apparato digerente e intervenire di conseguenza.

Nel caso di tumori, l’indagine tramite strumenti endoscopici permette di stabilire dimensioni e stadiazione di alcune neoplasie già sviluppatesi, ma anche di prevenirne la formazione a seconda del caso clinico.

In questo articolo ci occuperemo di analizzare le principali tecniche per il trattamento endoscopico delle neoplasie: in particolare, polipectomia, ESD e EMR.

Polipectomia: preparazione, procedura e recupero

La polipectomia è una procedura endoscopica volta alla rimozione di un polipo, ovvero una crescita anomala di tessuto che tende a formarsi su una mucosa dell’organismo, generalmente l’intestino.

I polipi possono essere cancerosi come benigni (non cancerosi); nella maggior parte dei casi si tratta di manifestazioni benigne, ma potrebbe rivelarsi necessaria la rimozione prima che il medico possa accertarsene con sicurezza.

Esiste inoltre una categoria di polipi definiti precancerosi: in questi casi il polipo non è ancora canceroso, ma potrebbe trasformarsi e diventarlo in futuro, rendendo indispensabile l’asportazione onde evitare lo sviluppo di un cancro.

Proprio per questa ragione, in presenza di polipi intestinali di cui è difficile determinarne la natura, benigna o maligna che sia, accade di frequente che il medico richieda la procedura di rimozione come misura preventiva. Formazioni che a primo impatto sembrerebbero innocue potrebbero continuare a crescere, fino allo sviluppo di patologie più importanti e di difficile trattamento.

La polipectomia è una procedura minimamente invasiva che non richiede incisioni, e pertanto può avvenire in regime di Day-Hospital.

Il paziente, fatto distendere su un fianco, può essere più o meno profondamento sedato al fine di rendere l’esame quanto meno doloroso possibile. Analogamente a quanto avviene durante una comune colonscopia, il medico procede all’inserimento dell’apposito strumento esplorativo attraverso l’ano o la bocca, a seconda della zona di indagine.

Una volta identificato il polipo da rimuovere, sarà il medico a decidere la tecnica migliore per l’asportazione, utilizzando strumenti diversi a seconda della posizione e delle dimensioni, come ad esempio una pinza chirurgica in grado di afferrare il polipo o un laccio metallico in grado di raschiarlo via.

La procedura di polipectomia standard prevede l’asportazione del polipo alla base, senza la rimozione di tessuto circostante, attraverso l’utilizzo di un dispositivo di elettrocauterizzazione in grado di prevenire eventuali sanguinamenti.

Conclusasi la procedura, il paziente può tornare a casa quasi immediatamente, anche se è consigliabile essere accompagnati a causa degli effetti dell’anestesia che potrebbero prolungarsi per qualche ora, rendendo difficoltoso mettersi alla guida o svolgere le normali attività quotidiane.

I polipi asportati saranno invece sottoposti ad apposite analisi di laboratorio in grado di determinarne la natura più o meno benigna. Qualora si stabilisse la loro natura maligna, sarà cura del medico programmare eventuali ulteriori esami e trattamenti di follow-up.

ESD: dissezione endoscopica della sottomucosa

La dissezione endoscopica della sottomucosa (ESD) è una procedura minimamente invasiva che prevede l’utilizzo di uno strumento flessibile, simile a un endoscopio, per la rimozione di tessuti cancerosi o precancerosi presenti nel tratto gastrointestinale.

La parola “sottomucosa” sta ad indicare che tale procedura si concentra sui tessuti tumorali presenti sotto il rivestimento degli organi, ovvero la mucosa; essendo particolarmente vicini al tessuto muscolare, tumori o neoplasie presenti in queste zone possono essere particolarmente difficili da rimuovere attraverso altre tecniche più conosciute.

Si tratta di un procedimento che richiede un alto grado di specializzazione e, pertanto, viene generalmente eseguito dal gastroenterologo. L’ESD può essere eseguita in regime ambulatoriale e la maggior parte dei pazienti può tornare a casa il giorno stesso.

A seconda della posizione del tessuto da asportare, il medico può decidere se procedere all’inserimento dell’endoscopio attraverso la bocca o l’ano. Una volta individuato il tumore o la neoplasia, verrà iniettata una soluzione in grado di separarla dalla parete muscolare al fine di ridurre al minimo i danni ai tessuti circostanti.

Attraverso l’utilizzo di un elettrobisturi e in maniera analoga a quanto accade durante una comune polipectomia, si procederà dunque alla rimozione tramite elettrocauterizzazione e all’invio a un laboratorio per le analisi diagnostiche necessarie.

L’intera procedura avviene sotto sedazione, di cui sarà il medico a deciderne la profondità in accordo col paziente, al fine di renderla più sopportabile e poco dolorosa.

La dissezione endoscopica della sottomucosa (ESD) è generalmente ritenuta un’opzione di maggiore efficacia in presenza di escrescenze di dimensioni superiori alla norma o con bordi troppo poco delineati per una resezione tramite altre metodologie, come l’EMR. Si tratta di una valida procedura per ridurre al minimo il rischio di sviluppo della neoplasia.

EMR: resezione endoscopica della mucosa

La resezione endoscopica della mucosa (EMR) è una procedura finalizzata alla rimozione di neoplasie e formazioni tumorali in genere presenti nel tratto gastrointestinale e ancora in uno stadio iniziale.

Si tratta di una tecnica eseguita tramite l’ausilio di un endoscopio che, attraversando la gola del paziente, può raggiungere l’esofago, lo stomaco o la parte superiore dell’intestino tenue (duodeno). Nel caso di lesioni al colon, l’endoscopio può essere introdotto tramite la cavità rettale. Da lì, sarà possibile identificare il tratto anomalo e procedere con la rimozione.

Neoplasie e tumori di grandi dimensioni difficilmente sono asportabili tramite la resezione endoscopica della mucosa (EMR), soprattutto vista la complessità nel verificare la completa rimozione delle cellule tumorali; per questa ragione, sarà il medico, dopo aver effettuato le dovute valutazioni, a determinare la procedura più indicata per il singolo soggetto.

L’EMR rappresenta in ogni caso un’alternativa meno invasiva rispetto alla chirurgia per l’asportazione di tessuti anomali che potrebbero rivelarsi neoplasie (lesioni precancerose che possono trasformarsi nel tempo) o tumori maligni ad uno stadio iniziale.

Nel trattamento endoscopico delle neoplasie, la prevenzione ricopre un ruolo fondamentale: effettuare regolari controlli e abbandonare eventuali timori o imbarazzi possono essere azioni determinanti nell’evitare lo sviluppo di patologie più gravi.

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